​Africa


Occorre subito distinguere tre aree nel continente africano poiché’ i tassi di sviluppo e crescita industriale sono molto diversi e netti tra di loro:

  • Nord Africa
  • Repubblica Sudafricana
  • Africa sub Sahariana
Le prime due aree sono in fase di sviluppo rispetto la terza e ciò si puo’ notare dai dati della tabella allegata.
 

​ ​ ​ ​Tassi di crescita medi annui % del valore aggiunto
​ ​ ​Africa Sub - Sahariana escluso il Sud Africa
​75-84​85-89​90-99
​Agricoltura
​Africa SS
​0.73.6​​2.8
​Nord Africa
​2.0​5.41.7​
​Industria
​Africa SS
​1.73.0​1.9​
​Nord Africa
​6.31.8​2.8​
Servizi
Africa SS
​3.03.12.2
Nord Africa
​7.53.53.6
fonte: Banca Mondiale


L’Africa Sub – Sahariana (660 milioni di abitanti) è un ‘area in cui la povertà è particolarmente grave: il reddito pro capite è stimato dalla Banca mondiale in 306 dollari annui, contro 1.569 del Nord Africa.
Ecco perche’ negli anni 60 lo sviluppo della pratica CKD si era diffusa nei paesi del Nord Africa ( Libya, Tunisia , Marocco ed Egitto) e nella Repubblica Sudafricana e solo dopo si e’ diffusa negli altri paesi a sud del Sahara quali Etiopia, Sudan, Tanzania, Kenya, Congo  ed esclusione della Nigeria dove la FIAT era presente dagli anni 70.

Pertanto si può affermare che solo alcune aziende africane sono  riuscite ad inserirsi sui mercati internazionali, anche perché’ le opportunità di esportare e di competere sono spesso frustrate da diversi fattori quali:
- Elevati costi di raccolta delle informazioni sugli acquirenti potenziali e sui canali distributivi, sugli standard di qualità e sulle nuove tecnologie.
Le politiche per lo sviluppo dovrebbero dunque procurare questi servizi, che hanno carattere di beni pubblici, senza imporre che a fornirli sia l’organizzazione statale per favorire così la proprietà privata.
Inoltre e’ indispensabile l’accesso ai finanziamenti (in questo ambito si inseriscono le iniziative di micro-credito) e lo sviluppo delle infrastrutture: magazzini e porti, reti di comunicazioni.
Inoltre molti piccoli imprenditori lamentano l’insicurezza sui diritti di proprietà, la mancata certezza delle norme, l’inaffidabilità del potere giudiziario l’eccessivo potere della burocrazia, i cambi di governo traumatici, la corruzione e la discrezionalità nell’esercizio del potere politico.
Ancor più penalizzanti possono risultare i dazi sui beni di investimento, che in taluni casi gravano più sulle piccole che sulle grandi, perché con la maggior dimensione si è in grado di ricorrere più facilmente ai provvedimenti di incentivazione.
La politica economica, orientata a una distribuzione più equa della ricchezza nel territorio, potrebbe favorire la costituzione e la crescita di imprese capaci di padroneggiare tecniche via via più complesse grazie alla domanda di infrastrutture.
L’evolvere della domanda proveniente dai gruppi sociali a maggior reddito può far aumentare le vendite dei beni di consumo durevoli, da parte delle imprese straniere che operano con concessionari capaci di espandere le attività di assistenza ai clienti e quelle di manutenzione fino alla produzione di component.